Emilio Longoni, 1859-1932
Chiusi fuori di scuola, Pinacoteca Ambrosiana, Milano
Due bimbe, due sorelle, vanno a scuola per mano, ma arrivano tardi: il portone è già chiuso, restano fuori (Fig. 1).
Come una folata di vento gelido, sconforto e tristezza assalgono la più grande, già consapevole di ruoli e responsabilità. Aveva un compito preciso e l’ha fallito. È contrita, confusa. Sente un piccolo vuoto di dentro, le manca qualcosa alla vita. E adesso?
Lo stesso identico fatto, lo sguardo sorpreso al portone serrato, produce nell’altra un’incontenibile esplosione. È un regalo inatteso. Allegria, gioia pura, fresca e spumosa come un’onda di mare, un sorriso che scroscia e s’invola, tracima, contagia.
Irresistibile.
In un quadro, la ricchezza assoluta della vita e la sua meravigliosa semplicità. Ogni singolo istante contiene infiniti stati vitali: uno solo è manifesto, gli altri esistono in potenziale. Ma ci sono tutti.
Sempre.
La fulminea mutevolezza del loro alternarsi può atterrire, può apparire folle anarchia, ma è solo la prova di una potenzialità illimitata, delle infinite possibilità di cambiare. Ogni attimo è perciò prezioso, inestimabile e fugace come una goccia di rugiada nel deserto. Va colto. Va usato. Va diretto.
L’intera esistenza è una collana interminabile di questi istanti totipotenti, collegati l’uno all’altro dal filo tenace della nostra decisione, delle nostre intenzioni, del nostro umore.
Ognuno di essi può essere quello della riscossa, del cambio decisivo di direzione verso la felicità, se la felicità è ciò che inseguiamo.
C’è un luogo a Milano che offre una esperienza non replicabile altrove. Si chiama Pinacoteca Ambrosiana; ci trovi, se vuoi, Leonardo, Tiziano, Caravaggio.
Ma tu cerca questo oscuro dipinto di Emilio Longoni e in piedi, là davanti, senti bene i tuoi bimbi interiori agitarsi, e gli adulti, i più saggi, i più folli, i genitori e i figli, le loro urla, i sussurri.
Riconosci su questa moltitudine di anime la tua voce, il suono che le unisce tutte. Versa le tue lacrime mentre la senti dirigere il coro e non scordare mai più che ce l’hai.
Falle dire quello che vuoi.
